MarvelIT Presenta:

FRATELLO VOODOO in:

IL SERPENTE E L' ARCOBALENO
Di FABIO VOLINO

 

Sono stanco, mortalmente stanco: una sensazione che in questi ultimi giorni non sono riuscito a togliermi di dosso. Non so quando sia iniziato od il motivo scatenante: forse è stato l' aver visto che l' assassina di mio fratello e di mia nipote era ancora in vita. Forse è stato l' essere stato costretto a collaborare con lei: mai più una cosa del genere. Mai più.
Ma c'è anche qualcos' altro, qualcosa di più profondo che non riesco ancora a decifrare. Penso ancora agli orrori che ho visto recentemente, orrori che mai avrei pensato esistessero e sì che di cose ne ho viste nel corso della mia vita. Yog-Sothoth: lo rivedo nei miei incubi, lo rivedo anche quando non dormo. L' ho debellato? Oppure no? E ce ne sono altri come lui? Ci sono davvero altri Grandi Antichi? Per quanto tenti di non pensarci, essi tornano a perseguitarmi.
Meglio affondare i miei malumori nell' alcool, nelle belle donne, nel mio locale: il Tipitina. Però da alcune sere tutto è diverso: sento a malapena le carezze, gli artefatti complimenti, i baci seducenti lungo tutto il mio corpo. Sto diventando insensibile al contatto umano, mi sto allontanando dal mio io, dalla mia essenza più vera. Sono stato in una dimensione ultraterrena, ho affrontato un esercito di zombie, ho perso un mio caro parente, dentro di me vi è il fantasma di mia nipote Colette: che dite, c'è di che diventare pazzi?
"Zio Jericho, cosa ti prende?" mi chiede lei.
Resto in silenzio: non voglio che mi vedano parlare al vuoto, mi considerano già abbastanza folle.
"Zio Jericho, stai sprofondando sempre più nella depressione, devi reagire, fare qualcosa".
"Andate via, per piacere" chiedo alle donne. Loro obbediscono subito. "Ed ora a noi Colette. Due semplici parole: stai zitta, non provare ad usare su di me questa cazzo di psicologia. Non funziona, ok? Non rompermi più, voglio stare in silenzio, lasciarmi andare alla deriva, fin dove mi piace. E tu non puoi fare niente per impedirlo. Goditi lo spettacolo".
Uno degli svantaggi dell' essere uno spirito è che non puoi piangere: altrimenti il volto di mia nipote ora sarebbe rigato dalle lacrime. Credo anche di essermi attirato addosso il suo odio: non mi importa affatto.
"Signor Drumm". Ah, che voce suadente, la mia ballerina preferita: Jeannette. Credo di avervi già parlato di lei, quella ballerina che finge di farsi mordere al seno dal suo serpente privo di veleno. Il colore del sangue, ah, magnifico.
"Ciao, Jeannette, vieni pure accanto a me. Sì, non fare la timida. Ehi, ma come sei tesa stanotte: cos' hai?".
"Signor Drumm, devo chiederle un favore".
Il tono è quello dei grandi guai in arrivo. Ho due possibilità: cacciarla via subito in malo modo perchè non ci riprovi più oppure starla ad ascoltare. Esito qualche secondo... Ah, al diavolo! "Dimmi pure".
"Si tratta di mio padre. Il suo nome è Roland, è un immigrato canadese come me".
"Problemi col visto?". Perché a volte faccio queste domande idiote?
"Fosse solo questo, signor Drumm... è scomparso".
I guai stanno per arrivare, Jericho, li vuoi davvero? "Dove?" chiedo.
"Lavorava per il Consolato canadese e si è dovuto recare ad Haiti". Haiti, come odio quel posto. "Per alcune faccende personali. Lì mi telefonava costantemente ogni giorno, poi ad un certo punto il silenzio. Finché questa lettera non lo interrompe, molto bruscamente".
Scommetto che non è una classica cartolina del tipo:"Vorrei che tu fossi qui". La prendo e la leggo:"Sono qui. Sono qui! Mi sono vicino, presto per me sarà la fine! Jeannette, non c'è scampo, verranno anche per te, verranno per tutti noi! Dio ci aiuti!".
"Ora io non vorrei sembrare scortese o arrogante" affermo "Ma non è possibile che tuo padre si sia fatto coinvolgere in qualcosa di poco pulito, che so, affari di droga che magari gli hanno dato al cervello?".
"Non ci credi nemmeno tu, zio Jericho. Sii serio". Sia maledetta la tua voce della ragione, Colette.
"Lo nego nel modo più deciso" afferma Jeannette "Mio padre è un uomo integro, gli è accaduto qualcosa, qualcosa di grave. So a quale hotel alloggiava e con chi avrebbe dovuto prendere contatto. La prego, signor Drumm, sento che qui vi sono in gioco forze particolari, che gente come noi non riesce a comprendere. Ma lei... ho sentito che pratica le arti magiche...".
"Sono un semplice dilettante".
"... Sono certa che riuscirà a scoprire qualcosa".
"Andiamoci subito".
"Dammi un buon motivo".
"Perché mi fido di lei" dice Jeannette strusciandosi a me: sa quali punti sensibili del mio cuore, e non solo quello toccare.
"Perché ora tu alzerai il tuo flaccido culo negro da quella sedia e ti recherai ad Haiti. E non ammetto obiezioni: chiaro?".
Ottime risposte in entrambi i casi:"D' accordo". Chissà, magari scopro che dietro tutto questo c'è la cara Marie e magari la uccido ancora: che bello, Marie, io e te da soli in una stanza che ci divertiamo tanto. Finché io ti squarto il cuore e ti faccio vomitare l' anima del mio caro fratello, morto per colpa tua.

Haiti.

Come si intitolava quel film? Ah sì, Il Serpente e l' Arcobaleno. Chi era il regista, Craven? In ogni caso è quello che ha saputo maggiormente dare una immagine veritiera di Haiti, la vera Haiti: peccato che quella ricostruzione fosse lontana mille miglia dalla realtà che circonda questo posto. Più di New Orleans, più di Londra, più di New York, qui cova il Male Assoluto. Sotto varie forme. Non devo farmi ingabbiare da esso, anche se forse era già troppo tardi quando sono sceso dall' aereo.
Il padre di Jeannette alloggiava al Divina Hotel, dal nome sembra vi risiedano solo transessuali. Invece è un posto elegante, frequentato quasi esclusivamente da gente altrettanto elegante. Mi avvicino al portiere:"Vorrei vedere il direttore, se possibile".
"Chi è lei?".
"Uno che vuole vedere il direttore".
"Spiacente, ma...".
I miei occhi diventano tutto ad un tratto magnetici:"Ho detto che voglio vedere il direttore: quale parte non ha capito la tua minuscola testa?".
L' uomo rimane sbalordito, poi annuisce e sparisce dietro una tenda. Era un soggetto debole: ipnotizzarlo ed asservirlo per breve tempo al mio volere è stato relativamente semplice.
Dopo qualche minuto il direttore del Divina, visibilmente irritato da questo mio disturbo (si stava probabilmente divertendo con qualche donnina del luogo), è davanti a me:"Cosa diavolo vuole?".
"So che qui ha alloggiato un mio amico... Roland Topor. È stato qualche settimana fa: è scomparso, sa dirmi quando è stato l' ultima volta che l' ha visto?".
"Lei è un poliziotto?".
"No, ma potrei rivelarmi per lei molto peggio di qualsiasi forza dell' ordine".
Senza altre esortazioni (probabilmente vuole tornare dal suo 'amore') risponde: "Sì, mi ricordo di lui: era un tipo compito ed elegante. Finché una sera non rientra trafelato e con aria sconvolta, paga alla svelta il conto e se ne va. Le sue uniche parole sono state:"Devo andare, devo andare. Alla Villa: lì c'è la risposta".
"Si incontrava con qualcuno, forse?".
"Non lo so. Ed ora arrivederci". E ritorna ai suoi divertimenti.
Ok, rieccoci praticamente da capo, ora... "Ehi, amico".
Mi giro, davanti a me c'è uno scarto di film horror di serie B: dio, ragazzo mio, hai mai sentito parlare del lifting? "Io so dov'è andato il tuo amico".
"Lo dici solo perché vuoi che ti dia un po' di soldi, così ti compri la droga".
"È vero: se mi paghi ti do quest' informazione proprio a questo scopo. Solo che dico la verità".
Lo osservo attentamente: c'è qualcosa nei suoi occhi che... non saprei descrivere. Una scintilla di verità, di voglia di rendersi utile in qualche modo: in pratica è un uomo che svende la propria anima, ma lo fa dedicandosi a cause giuste. Ed aiutare me indubbiamente lo è. Diamine, mica mi sono guadagnato una laurea in psicologia per nulla, no? "Parla" lo esorto.
"Quel tizio... lo conoscevo, mi trattava bene, mi considerava quasi un amico. Perciò ho iniziato a preoccuparmi quando l' ho visto in compagnia di Doc Papa".
"E chi sarebbe questo dottore?".
"Amico, è il figlio di puttana più figlio di puttana di tutta Haiti. È un santone che governa i fili di gran parte dell' economia e della politica di questo luogo, sia le cose buone che quelle cattive. A quanto pare Roland ne aveva fatto il suo nemico personale e questo ha probabilmente segnato la sua condanna a morte".
"Insomma per avere notizie sul mio amico devo recarmi da questo sconsacrato?".
"Precisamente: comunque si vede lontano un miglio che Roland non era un tuo amico. Faccende di donne, vero?". Annuisco, questo tizio sa veramente scrutare nel profondo della tua anima. "Sono il motore del mondo, dopotutto".
"Allora dove posso trovarlo?" chiedo poi.
L' uomo alza un suo dito e lo punta verso una collinetta: lì c'è una enorme villa, ben visibile anche a questa distanza. Il covo del nemico. Mi giro per dare il denaro pattuito al mio informatore, ma lui è ormai sparito alla vista: strano tipo davvero.

Villa di Doc Papa.

Il santone si alza di scatto dalla sua sedia, un gesto considerevole per un uomo della sua mole:"Chi sei tu? Come hai fatto ad entrare?". Poi sente il suo corpo immobile, non riesce a muovere un muscolo.
"Di solito in questi casi si dice:'Sono il tuo incubo peggiore'. Frase cazzuta, vero? Quanto al come sono entrato qui, beh... io vado dove voglio. Andiamo subito al punto, Doc: una mia amica immateriale sta gelando il tuo sangue e bloccando i tuoi centri nervosi. Entro pochi minuti sarai morto a meno che tu non mi dia l' informazione che cerco".
"Fo... Fottiti".
"Già fatto, non mi sono divertito. Ok, Colette, vai avanti". Mi siedo tranquillamente sulla sedia dove un tempo stava Doc, il quale resiste solo dieci secondi, che mollaccione.
"Ok, ti... dirò tutto quello che vuoi".
"Roland Topor: voglio sapere dove si trova".
Ed in quel momento un ghigno satanico compare sul pur provato volto di Doc Papa:"Te lo dirò con piacere, così seguirai il suo destino. È vero, io l' ho rapito, ma agivo agli ordini di qualcun altro".
"Di chi?".
"Topor si trova alla Villa Padronale".
"Chi è il tuo mandante?". Avanti, Doc, dimmi il nome: l' ho già capito, ma deve uscire dalle tue labbra.
"È... Anton Cartier".

Villa Padronale.

E bravo Cartier, ci hai fregati tutti: chissà, forse c' era la tua mano in quell' invasione che ho sventato qualche tempo fa. Oppure ho fatto il tuo gioco perchè l' attacco infernale comprometteva i tuoi piani: in ogni caso sono stato ingannato. Blade, dov'è la tua lama quando serve?*

* V. Tomba di Dracula 10/11

C'è un tappeto rosso davanti all' entrata, più rosso del sangue. Intorno non c'è assolutamente nessuno: un silenzio irreale. Che viene bruscamente interrotto dalla voce di Cartier:"Vieni avanti, Drumm, ti stavo aspettando. Non hai nulla da temere da me". Viene dall' ingresso della casa, rimbomba in modo odioso.
Con cautela avanzo, misurando ogni passo, ma il bastardo è stato di parola: non mi accade niente. Per ora. Entro in una immensa sala, ancora la voce di Cartier a guidarmi:"Alla tua destra, Drumm, e rivedrai Roland".
C'è una porta da quella parte: appoggio la mia mano sulla maniglia poi entro di scatto nella stanza. Ma anche stavolta non mi accade nulla, vi è solo l' orrore raccapricciante che i miei occhi sono costretti a vedere: Roland Topor crocifisso e denudato, un Cristo dei nostri giorni, con tanto di ferite. E davanti a lui Anton Cartier, le braccia incrociate:"Ti attendevo" dice.
"Dobbiamo chiudere questa faccenda con le buone o con le cattive?".
"Credevi fossi la classica figura paterna, vero?" ribatte incurante "Quanto ti sbagliavi".
"Per quale motivo fai tutto questo?".
"Per il potere. E per superare le barriere che la nostra fragile umanità ci impone: per realizzare ciò sei disposto anche a rinnegare te stesso e a scendere a compromessi col Diavolo. Anzi, coi Diavoli. Del resto non è difficile in un posto come questo".
"Che c'entra Roland in questa faccenda?".
"Come, non l' hai capito? Lui era solo un' esca; la vera preda... sei tu!". Teoricamente a questo punto si mostra sorpresa e sconcerto, ma io mi limito a stare in silenzio. Dunque Cartier prosegue:"Sapevamo che era imparentato con una ballerina del tuo locale. E ne abbiamo approfittato, eravamo certi che non avresti resistito alla tentazione di cercarlo. Vedi, inizia tutto qualche tempo fa, quando Doc Papa, coi suoi poteri mistici, penetrò per breve tempo in un' altra dimensione. E lì incontro una razza straordinaria". Inizio a temere dove voglia andare a parare il discorso. "Mai sentito parlare dei Grandi Antichi, Drumm? Stanno per tornare, ma hanno bisogno di una persona che funga da portale per loro. Una persona dotata di poteri mistici unici. Quella persona sei tu: il punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti". Ecco gli svantaggi che porta avere un fantasma attorno.
"Ci penso io, zio Jericho!" urla Colette uscendo dal mio corpo, ma non compie che pochi metri che il suo spirito immateriale si blocca ed inizia a sfaldarsi, a perdere di consistenza.
"Lasciala subito andare!" urlo.
"È lei che ha scelto il suo destino: credevi non avessi preso le mie precauzioni? Nessuno dei tuoi poteri mistici è in grado di intaccarmi. Ti conosciamo troppo bene, Drumm. Sei finito, se mi attacchi il tuo spirito guida muore, se non lo fai Roland Topor muore. In ogni caso hai perso: a meno che non ti consegni a me e..." dietro di lui improvvisamente si apre un portale dimensionale, una luce accecante proveniente da esso "... a lui". Yog-Sothoth era impossibile da descrivere, quest' essere lo è altrettanto. Attorno a lui c'è solo un bianco intenso. "Si chiama Dagon e costituirà l' avanguardia della invasione dei Grandi Antichi. Ed io diverrò immortale".
Rimango immobile, non so cosa fare, sembra davvero essere esclusa ogni opzione per me. Ma a volte il destino opera in maniera subdola: in quel momento nella sala entra lo scarto di film horror, sì, proprio colui che mi aveva informato di Doc Papa. Che sia stato vittima anche di lui? In mano con sé ha una pistola e la alza:"Hai giocato con forze che non puoi comprendere e per questo devi pagare!". Poi scarica l' intero caricatore contro Anton Cartier, il cui petto diviene rosso come il suo tappeto d' entrata. Ma respira ancora:"N... No, non è possibile". Laddove non arriva la magia arrivano le armi, grandioso, non so se sentirmi preso in giro. Osservo il grande artefice di tutto ciò riverso nel suo lago di sangue, poi cerco di ringraziare il mio salvatore... ma è scomparso nuovamente. E solo allora realizzo che non so quale sia il suo vero nome.
Mi chino su Cartier, ormai è alla fine:"Non li sconfiggerai, Drumm: ora sono nella Quiddità. È solo questione di tempo, loro sanno aspettare".
"Vaffanculo, Cartier" dico, poi lo lancio dentro il suo portale, che si richiude poco dopo. Prima che ciò avvenga lo vedo fluttuare nel mare magnum del vuoto assoluto, poi Dagon inizia a pasteggiare con le sue carni. "Goditi la tua immortalità".
"Zio... Jericho?".
"Colette? Ti sei ripresa?".
"Sì, sono un po' scossa, per quanto possa esserlo una nelle mie condizioni".
"Nipote mia, voglio che torni subito da Doc Papa e lo uccida".
"Cosa? Ma...".
"Niente discussioni: lui è pericoloso quanto Cartier e non gli deve essere permesso di continuare. Poi ce ne andremo subito da questo paese schifoso".
Senza aggiungere nulla, Colette esce dalla sala e dalla villa, quindi dedico le mie attenzioni a Roland Topor.

New Orleans. Qualche giorno dopo.

"Come sta, Jeannette?" chiedo.
"I dottori dicono che è molto grave: non tanto per le ferite fisiche, quelle si rimargineranno, quanto per quelle interne. Potrebbe non uscirne mai più".
"Mi dispiace, ho fatto il possibile, purtroppo quei trafficanti di droga non ci sono andati leggeri". A volte una menzogna è preferibile alla verità.
"Lo so, lo so. Le devo chiedere un enorme favore: mi devo prendere un lungo periodo di assenza dal locale per stargli vicino, spero mi comprenderà".
"Certamente, ma fatti sentire ogni tanto, d' accordo?". So benissimo che questa è l' ultima volta che la vedo in vita mia.
Torno al Tipitina, le ballerine pronte ad adularmi: le scaccio, non voglio più saperne.
"Zio Jericho, cosa facciamo ora?" mi chiede Colette "Dobbiamo scoprire cosa sia questa Quiddità e vedere se esiste un modo...".
"Non c'è nulla da fare, nipote mia. E lo sai bene. Nessuno può rivaleggiare con i Grandi Antichi: l' era dell' umanità sta per concludersi. Sei pronta per ciò?".
Mi siedo sul mio trono immaginario ed aspetto la Fine.

FINE

Note dell' Autore: Inizia con questo racconto una minisaga (quattro, cinque capitoli al massimo) dedicata a Fratello Voodoo ed alla sua disperata lotta per evitare il ritorno dei Grandi Antichi lovecraftiani. Una saga che si avvarrà di numerosi ospiti speciali, anche extra-Marvel, in cui Lovecraft incontrerà Clive Barker in un mix allucinante (o allucinogeno?).